Menù
Capitoli:
- 1
- 2
- 3
- 4
- 5
- 6
- 7
- 10
- 11
- 12
- 13
- 14
- 15
- 16
- 17
- 18
- 19
- 20
- 21
- 22
- 23
- 24
- 25
- 26
- 27
- 28
- 29
- 30
- 31
- 32
- 33
- 34
- 35
- 36
- 37
- 38
- 39
- 40
- 41
- 42
- 43
- 44
- 45
- 46
- 47
- 48
Mi è capitato già di morire due volte. Quindi posso dire di essere un esperto in materia. Vorreste sapere allora cosa sì prova. Fu una sensazione di perfetta calma, ci si sente distesi, non ci interessa molto di quello che avviene intorno. Siamo in quell'intervallo strettissimo di tempo che intercorre fra non essere più vivi e non essere ancora morti. Che si pensa in tale stato? Forse i ricordi più belli, perché ancora siamo attaccati alla vita ed in fondo ci dispiace allontanarsi. Guardate bene, dico allontanarsi, non dico abbandonare, perché anche in quello stato di torpore c'è ancora la speranza che non si passi definitivamente ad un altro modo di vedere le cose. Sono attimi infinitesimali di tempo, ma è strano come in questi attimi si possa ricercare quello che di meglio hai avuto nella vita. Ed è ancora più strano che non si pensa all'amore, non si pensa alle donne, non si pensa al denaro (sono in quel momento tutte cose relativamente interessanti che nemmeno ti passano per il cervello). Forse pensi a che lasci e a chi per questa tua partenza dovrà soffrire e poi, forse, ritorni verso la vita e ti ricordi il gusto delle salsicce del Cencetti e la finocchiona del Nidiaci. Ecco, a questo punto sei di nuovo nell'aldiquà ed anche per questa volta ce l'hai fatta a non varcare il fiume. E così ti risvegli e ti senti in bocca un saporino che non provavi da tanto tempo. Riapri gli occhi e rimani deluso, perché da allora ricomincia il solito "tran tran" di cui avresti volentieri fatto a meno. Stavi meglio prima quando eri vicino alla riva.