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IN PREPARAZIONE DEL LIBRO "POGGIBONSI 900".
Giacco, che aveva anche un cognome che preferiamo non rivelare, era un bel ragazzo, un tipo definirei credulone, un pò attento alle apparenze, e non sempre presente mentalmente. Gli piaceva essere elegante ed in alcuni casi lo era veramente. Non aveva molta fortuna in amore a Poggibonsi e preferiva, la domenica specialmente battere la Piazza di Siena in cerca di avventure. In estate preferiva vestirsi tutto di bianco e stava veramente male. Una di queste domeniche, come di consueto prende il treno per Siena. Davanti a lui in vettura ci sta una massaia, con la classica pezzuola sulla testa ed in braccio un paniere, anch’esso coperto con un'altra pezzuola. Giacco era curioso di sapere cosa c'era in quel paniere. chiedendo, per attaccare discorso, dove andasse la massaia di domenica, con un paniere così gelosamente ricoperto. Lei rispose solamente "Vo a Porta Pispini". Giacco ancora più curioso, avendo capito che la massaia portava qualcosa che lui non conosceva, cioé "i pispini", mai sentiti rammentare. Stette un pò sulle sue, poi in curiosito al massimo, "OH sposa mi fate vedere i pispini".

Altra gita domenicale a Siena. In treno ha davanti una massaia con un ragazzino di un’undicina di anni, impaziente di fare merenda, che la mamma aveva con se. Viene accontentato e saltano fuori due fette di pane con in mezzo una braciolina cotta nel pomodoro. Giacco non fece in tempo a preoccuparsi, che la braciolina finì sui suoi pantaloni. A Siena, quella Domenica "ANDATA E SUBITO RITONO".

Giacco venne a sapere che a seguito di una grossa eredità, il fortunato erede di quei milioni li aveva tutti "investiti”. Giacco ci pensò un pò e ne venne fuori la singolare riflessione: "Chissà quanti armadi ha dovuto comprare".

Aligocce, che in via sua non ha mai lavorato, alle manifestazioni susseguenti gli scioperi del 1920-21 portava un cartello con la scritta "Chi non lavora non mangia".

Giovanni Montereggi, celebre fotografo, fu soprannominato "Pane e Ciccia” a causa di una sua osservazione in occasione di un corteo conseguente ad un sciopero, vedendo un cartello con la scritta "Pane e Lavoro". Al che esclamò la detta frase, che risaputa gli fu appiccicata per tutta la vita.
Ne parla Nino Maccari in uno dei primi numeri de "I:Selvaggio".
PENNELLO (Rodolfo Corsi) Faceva il garzone in un forno di pane.
L'ambiente era naturalmente caldo e gradevole in inverno. Sopra al forno c'era sempre un palco di legno, come deposito della farina. La chiamavano la “caldana”. Incontrando Pennello si sentì dire "Sono andato il caldana a dormire, manca poco che mi ci addormento!!!

Nel paese ci fu una forte scossa di terremoto. La mattina dopo qualcuno chiese a Pennello se lo aveva sentito.