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Garibaldi passò da Poggibonsi il 27 Agosto 1849 proveniente da Cerbaia. Giunse di notte e fu ospitato nella casa del Bonfanti. Rifocillato fu quindi messo a riposare nel solaio, sotto il tetto. La mattina appresso il Bonfante andò a chiamare Cecco Marri ed in segreto gli confidò che doveva portare Garibaldi verso Cecina. Il Marri andò da Nicola Montereggi detto Cola di Guerrino, e gli domandò se se la sentiva di portare il Generale verso il mare. Il Cola accettò ed attaccato il cavallo migliore, andò ad aspettare al caffè del Becattelli. Arrivò Garibaldi di nascosto e salì sulla vettura. A Colle doveva attraversare la via dell’Aringo, cioè la via principale in giorno di mercato (era venerdì) e con tanti soldati croati che stavano proprio cercando il Generale. Passò avanti e via verso il Castel di S. Gimignano. Sotto Volterra annotò che nel Mastio era rinchiuso il Guerrazzi. Infine arrivò a Bagno a Morbo (località non identificata) nei pressi di Saline e lasciato il cliente se ne tornò a Poggibonsi senza voler riscuotere il trasporto ricusando l’offerta di denari che gli fu fatta.
Nel 1867 Garibaldi nell’Italia liberata, venne appositamente a Poggibonsi per ringraziare la Famiglia Bonfanti e tutti quelli che lo avevano aiutato (vedi ritratto di Carlo Iozzi).
Siamo nel 1855 si prospetta una possibilità , unica, di sviluppare a Poggibonsi attività industriali. Stefano Masson di origini savoiarde, presenta una possibilità industriale, con impianti per la lavorazione del ferro a filiera. Gli interessava il Molino detto della Nazionale che conteneva una “gualchiera” per l’energia idraulica che produceva. Il mulino era di proprietà della famiglia Cappelli che per la cessione richiedeva 8750 scudi, mentre il Masson ne offriva 8250. Le trattati subirono una pausa a causa della differenza. Le probabilità di lavoro interessavano tutta la comunità e per questo il Gonfaloniere, sentito il Consiglio Comunale, propose all’Assemblea il 7 Agosto 1855, di corrispondere la differenza di 500 scudi. L’Assemblea accolse la proposta, ma mise la condizione che il versamento della somma doveva avvenire in quattro anni. Il 20 Agosto il Masson si rivolse al Comune di Colle che accettò la proposta su due piedi. I vincoli che avevano messo i nostri amministratori non si limitavano al pagamento dilazionato, ma anche all’obbligo che la nuova società avrebbe assunto maestranze locali. A seguito di queste esose richieste fece fallire per il paese la possibilità di introdursi in un settore industriale, prospettiva che la popolazione auspicava.
Evidentemente i nostri amministratori non seppero valutare appieno l’enorme possibilità, che dette a Colle di espandersi notevolmente in quel settore, e che dette lavoro, oltretutto anche a maestranze di Poggibonsi.