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PERSONAGGI STRANI

Ai miei tempi, che per me sono ancora vicinissimi, fu emanata la tassa o l’imposta, chiamatela come volete, insomma il dazio consumo. Per rifornire le Casse Comunali, si doveva pagare una gabella in denaro, per tutti gli alimenti e non solo, che venivano introdotti nel territorio Comunale. Insomma un dazio sui consumi della comunità. Erano quote esose ed il controllo era ferreo. Fra i controllori, visti dalla popolazione come il fumo negli occhi, vi era un ometto, piccolo, forse cinquantenne, energico, scattante, pienamente consapevole di dover condurre, per lui, una crociata contro le malefatte e le truffe dei bottegai. Ne era così convinto da considerarsi una autorità superiore. Non ricordo il nome e nemmeno il cognome,ma per tutti era MOMME. Era come "Trinità" ante litteram, però senza pistola. Ricordate il film del dopo guerra. Aveva occhi dappertutto, come Giano bifronte, ma credo che ne avesse altri due nel lobi degli orecchi, oltre l'udito. Aveva un'altra dote. Quella dell’ubiquità come un Santo ben conosciuto e venerato. Momme non era venerato ma non se ne curava. Continuava a correre, per il paese,fiutando la preda. Era un flagello per chi la voleva evitare, costretti a farlo, introducendosi in paese, di notte più che fonda. Naque il sospetto che Momme non avesse tempo per mangiare, per dormire e nemmeno tutto quello che le persone nomali,fanno specie durante le lunghe notti.

Si grida ai quattro venti "LA CINA E’ VICINA". Quel che è certo é che questa massa enorme di gente, in condizioni molto,ma molto più precarie delle nostre, stia facendo strada per allinearsi. E lo fa velocemente a tappe forzate. Dal pugni di riso a testa,sono arrivati, non tutti naturalmente, alla Ferrari. Mi viene in mente un piccolo cinese, nel periodo subito dopo la prima guerra mondiale, che attraversava Poggibonsi per contribuire con il suo piccolo commercio, ad aiutare la comunità cinese, che si era istallata,non so da quanto tempo a Firenze proprio in centro. Non so come siano arrivati, so soltanto che aprirono laboratori lavorando 24 ore su 24, essendo abituati a farlo, trattando pellami e piccole confezioni. Ed il nostro cinese veniva proprio di là,la mattina con il treno,si metteva un mazzo di cravatte appoggiate sul braccio sinistro e con molta grazia, sotto voce, senza disturbare,offriva "TLE CLATATTE UNA LILA". Non pronunciava la ERRE, le cravatte erano probabilmente scadenti, ma lui imperterrito andava
di via in via "a ripetere il suo verso" come la gallina del Pascoli. Che simpatico! I tempi sono cambiati, loro sono cresciuti enormemente, anche se il livello di vita, era non dico basso ma proprio terra terra. E' più facile fare progressi evidenti. La "CINA E’ VICINA" e non vorrei, che fra qualche tempo,si trovasse qualche italiano con spirito innovativo,a giro in Piazza Tenamen a Pechino, con un bel vassoio ad offrire "TRE PIZZE PER UNO YEN".