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- Poesie
Ci si lamenta sempre, che durante l'anno accadono fatti incresciosi a causa anche della instabilità politica. Sara la colpa del governo o della opposizione, le forze politiche sono auto controllabili, oppure sarà ancora peggio? Questo interrogativo se lo ponevano i Poggibonsesi nel 1920, anno indubbiamente più travagliato dell'attuale. Da poco era finita la 1° Grande Guerra, con miseria e disoccupazione e quindi inevitabili scontri anche su situazioni apparentemente banali. E quello che avvenne il 9 Maggio del 1920. All'ippodromo del Tondo, si svolgevano alcune riunioni di corse di cavalli e per precauzione lodevolissima, doveva essere di servizio un gruppo idoneo a soccorrere eventuali feriti. Detta presenza veniva svolta a turno, dalla "Confrateraita di Misericordia" e dalla "Pubblica Assistenza". Per una maggiore informazione la prima era di estrazione cattolica, mentre la seconda gravitava nella sinistra piu estrema. Quel giorno era di servizio la Misericordia, con la "volantina" ed il gruppo dei volontari per i soccorsi. Ma per farvelo rivivere meglio voglio riportare le parole dell'articolista del giornale "II Popolo di Siena", organo cattolico, del 16 maggio 1920. «Domenica si sapeva che doveva esserci qualche cosa contro i giovani della Confraternita di Misericordia, cui spettano i servizi di pronto soccorso nel nostro ippodromo, per la prima serata di corse al galoppo. Numerosi e bravi i cavalli, scaltri ed abili i fantini, contrastati tutti i premi, era stato in complesso un bello spettacolo e la folla accorsavi da tutte le parti si era molto divertita, quando all'ultimo giro della gara per il premio di consolazione cadde un povero fantino e cadde malamente, tanto che sanguinava dalla fronte. II diritto di raccoglierlo, adagiarlo sulla pronta lettiga e portarlo velocemente all'Ospedale era della "Misericordia" mentre i fratelli di questa si accingevano a compiere pietosamente il loro dovere, una masnada di energumeni strappava l'infelice fantino ai fratelli della "Misericordia" e lo portava via, per un lungo tratto fra un nuvolo di polvere; poi lo metteva in carrozza fino alla lontana sede della "Pubblica Assistenza" (in Piazza Marzi); di li, dopo un bel pezzo, all'Ospedale, con quanto sollievo del povero ferito, con tutto questo sballottio, ognuno se lo può immaginare. Per fortuna che le ferite erano leggere e che i fantini hanno proprio un Santo protettore. Pensino ora i lettori che po po di baruffa scoppio alla porta dell'ippodromo fra i fratelli della Misericordia ed i rossi milito dell'Assistenza cosiddetta civile. Pugni, bastoni e pagliette per aria, ne volarono da una parte e dall'altra; ci fu un rosso con il capo rotto più del fantino e ci fu anche un fratello della Misericordia arrestato. E meno male che l'arrestato fu dalla parte della Misericordia, se no c'era da vedere un altro sciopero a oltranza. Fischi, sputi, oltraggi di ogni genere i poveri fratelli della Misericordia ne ebbero quanti vollero ed anche un fratello arrestato. Ma sicché bisogna proprio farsi ammazzare e non reagire e non difendersi, come meglio uno può E farsi ammazzare da chi cosi brutalmente profana lo stesso pietoso ufficio della carità a tutto scopo e per odio politico. I fatti a prima vista sembrerebbero molto sporadici e di poco conto, ma, sempre dal "II Popolo di Siena" del 16 Maggio 1920 si accenna a qualcos'altro: «Sanno gia i lettori della stampa quotidiana, della vigliacca aggressione di un branco di malfattori contro i giovani delle nostre Associazioni Cattoliche di Colle. Qua da diverse domeniche si da la caccia, ora a questo, ora a quel giovane che ha soltanto il torto di non portare il rosolaccio all'occhiello». In data 12 Maggio 1920 la Confraternita di Misericordia stillo un volantino diretto a tutto il paese; ecco il testo originate:
CITTADINI
Se e ognora doveroso tributare omaggio a chi, sia per un alto ideale, sia per la legge del dovere, compie un'opera buona, e altrettanto doveroso stigmatizzare con tutta la forza dell’ anima le azioni e gli atti di coloro che, dimentichi di ogni sentimento di umana fratellanza, si abbandona scientemente a violenze che nessuna parola potrebbe mai abbastanza deplorare. I militi della Confraternita di Misericordia, secondo un turno con giusto criterio stabilito dalla Società delle Corse, si trovavano Domenica 9 corrente in regolare servizio all'Ippodromo. Non mancarono fin dal principio dello spettacolo, subdole minacce e volgari insinuazioni a carico dei militi che erano la intervenuti per compiere un sacro dovere; ma poiché gli insulti non vennero raccolti, e i fratelli della Misericordia rimasero, come sempre, calmi, dignitosi e sereni al loro posto, bisognava che quel forte nucleo di giovinastri che si erano dati convegno per sfogare, con piano prestabilito, il loro insano ed ingiustificato odio contro tutto ciò che e bello e buono trovasse il modo di sfogarsi. L'occasione non manco, e se fosse mancata l'avrebbero forse creata. All'ultima corsa un fantino cadde da cavallo: due nostri militi lo raccolsero solleciti accingendosi ad apprestare all'infelice i primi sollievi in attesa di poterlo adagiare sul carro lettiga portato sul posto con celerità. Quell'episodio di dolore dinanzi la quale ogni cuore gentile avrebbe dovuto mostrarsi degno del più elementare sentimento di umanità, fu invece la desiderata scintilla per inscenare una gazzarra addirittura ripugnante. I militi della Misericordia vennero circondati e sopraffatti, fu loro tolto di mano l'infelice, fu loro impedito di collocarlo nella lettiga e rapidamente condurlo al Civico Ospedale. Piuttosto che permettere ciò, quella moltitudine che poi si rivesti delle insegne della Pubblica Assistenza, condusse l'infortunato con vari e non idonei messi all' Arsenale dell'Associazione e quindi, con tutto il comodo possibile, all'Ospedale Civile, soddisfatta di avere cosi compiuto non un'opera buona, ma una scena puramente coreografica. CITTADINI Senza dilungarci a riassumere una sequela interminabile di episodi che sia la sera del 9 corrente, come da qualche tempo, si commettono e si commisero contro i militi della Misericordia, additiamo al sereno giudizio di tutti gli onesti il deplorevole contegno dei militi della Pubblica Assistenza. Direte voi, o cittadini Poggibonsesi, che avete animo nobile, se gli atti lamentati sono degni di un popolo civile e se in quel modo e con tali sistemi che si esercita la carità. Ed i militi della Pubblica Assistenza, di quell'associazione dinanzi alla quale ci inchinammo e ci inchiniamo sempre riverenti ogni qualvolta essa esplica la sua missione senza recondito fine, dobbiamo ricordare che dinanzi alla Carità, la quale e, e deve essere un sentimento caro all'orgoglio del cuore umano, non vi sono, ne vi debbono essere ineguaglianze sociali: dinanzi al dolore siamo tutti fratelli. E i militi della Misericordia, consci di questo dovere, perseveranno sempre nella loro sublime missione, onde dimostrare ancora una volta che al di sopra e al di la di ogni bassa concezione materialistica sta il regno della Carità sentita con idealità pura e anche Fratellanza umana, Amore e Civiltà.
IL CONSIGLIO DIRETTIVO

A sei mesi di distanza dal fatto apprendiamo dalla "Vedetta Senese" del 20 Novembre 1920 quanto segue:
Minacce a mano armata
«A suo tempo vi scrissi degli incresciosi ed incivili incidenti avvenuti al nostro ippodromo durante le corse al galoppo del maggio u.s. incidenti avvenuti per colpa di alcuni gruppi di giovani esaltati, i quali assalirono per ben due volte i militi della Misericordia in servizio di pronto soccorso. In uno dei vari teppistici episodi, il milite della Confraternita Manganelli Giuseppe, fu minacciato a mano armata, da certo Pacini, ventiduenne. Oggi il Pacini e comparso di fronte al Pretore per rispondere del reato di cui sopra. Dopo l'audizione dei testimoni, le richieste del P.M. e la difesa dell'Avv. Pieraccini, il giovane Pacini e stato condannato a 12 giorni di reclusione con la condizionale». E a tutto questo ci fu una coda addirittura di 37 anni di distanza. Treves Frilli in un numero de "La Città" del marzo 1977 commenta cosi i fatti analoghi che erano accaduti: «Storie di concorrenza, qualche ripicca, un po' di orgoglio, caparbio se volete: ma V alto compito di solidarieta umana giustifica qualche eccesso». Rispondeva sullo stesso giornale, Bruno Calattini esprimendosi cosi: «Sig. Treves, si sentirebbe di inquadrare gli eccessi che si verificarono domenica 9 maggio 1920 all'ippodromo di Poggibonsi, in un contesto, diremmo oggi di strategia di solidarietà umana? Quelli furono atti di teppismo squadristico, a suon di spintoni, labbrate, sputi in viso ai militi della Misericordia, rei di essere presenti ed attivi in campo: lo squadrismo, quello nero non era ancora di moda». Certo i tempi non erano tranquilli e se ne ebbe la dimostrazione nei mesi e negli anni successivi, con Primi anni di corse al Tondo. I Fratelli della Misericordia in servizio con la volantina a ruote aha. Da destra: 1° Umberto Ticci, 2° Pietro Ghizzani, 3° Anmerigo Cased, 6° Agostino Marrucci una reazione ancora più violenza che porto al ventennio fascista.ù
Primi anni di corse al Tondo. I Fratelli della Misericordia in servizio con la volantina a ruote aha. Da destra: 1° Umberto Ticci, 2° Pietro Ghizzani, 3° Anmerigo Cased, 6° Agostino Marrucci